Tra le statistiche di Google Analytics del nostro sito di solito può comparire un dato che ci mette in allerta circa il traffico associato al nostro spazio web, dato che possiamo trovare delle “strane” e numerose visite provenienti da referral (link da altri siti) sconosciuti che finiscono per penalizzarci agli occhi dei motori di ricerca.
Questo traffico è palesemente spam ed è considerato inutile oltre che dannoso ai fini del posizionamento del nostro sito, perché “infetta” le nostre statistiche falsando il numero di visite e aumentando la frequenza di rimbalzo dato che la durata delle sessioni è praticamente nulla per ogni “visita”
Tale invasione di traffico indesiderato genera i cosiddetti ghost referral che spuntano fuori nelle statistiche di Google Analytics del nostro sito con l’intenzione di farsi pubblicità, dato che noi li vediamo mossi dalla curiosità e li andiamo a visitare, cadendo nella loro “trappola”.
Generalmente i referral che visitano realmente il sito, lasciano una traccia nei log del server, per cui per capire se tale referral è dannoso oppure no ci basterà scaricare il file con i log e cercare il referral incriminato, poi su Google Analytics dobbiamo andare alla sezione Acquisizione ->Tutto il traffico -> Referral, e poi cliccare sul pulsante dimensione secondaria laddove scriveremo il nome host usato dai visitatori per accedere al sito. Se viene usato il nostro url vuol dire che il referral visita realmente il sito, altrimenti vuol dire che è dannoso per le nostre statistiche e va’ assolutamente bloccato
Oggi giorno risulta sempre più facile creare un sito e gestirlo in hosting soprattutto grazie alla diffusione di strumenti avanzati ed intuitivi che vengono utilizzati come veri e propri pannelli di controllo.
Tra questi spicca il client FTP, acronimo con cui solitamente si vuoleidentificare un File Transfer Protocol e cioè un protocollo di trasferimento dati che prevede un’autenticazione del client tramite nome utente e password. Per questo motivo per poter trasferire file e cartelle dal nostro computer al server remoto che ospita il nostro sito dobbiamo necessariamente disporre di un account FTP che ci consentirà di eseguire questa preziosa operazione, particolarmente consigliata per file superiori ad un gigabyte sulle attuali connessioni ADSL disponibili.
Di conseguenza un client FTP per poter effettuare i relativi download ed upload deve essere innanzitutto essere installato sul nostro computer al quale accederemo con una triade di credenziali specifiche: l’indirizzo IP del server, l’username e la password. In generale esistono diversi gestori di download che consentono di trasferire i dati tramite una connessione FTP, tra questi spiccano Fire Downloader, JDownloader e CyberDuck, quest’ultimo nato soprattutto per i Mac anche se adesso è disponibile anche per pc Windows.
Il merito di CyberDuck sta nel fatto che riesce a superare i limiti di un client FTP tipo, dato che permette di accedere e modificare i file attraverso i più usati protocolli di comunicazione internet. Quindi non solo supporta i trasferimenti in remoto via FTP, SFTP, FTP-SSL, ma anche tramite WebDAV e WebDAV SSL, il protocollo di comunicazione http o https per scaricare o caricare file dai siti hosting via internet.
Per caricare on line il vostro sito web o condividere file con gli amici, interagendo così con un server FTP, è consigliabile l’uso di FileZilla, un software gratuito e intuitivo capace di offrire numerosi opzioni e funzionalità che solitamente vengono proposte dai competitors a pagamento. A ciò si aggiunge un’estrema facilità di utilizzo che consente anche ai meno esperti di effettuare operazioni simili di manutenzione, arrivando a caricare manualmente plugin con un occhio di riguardo alla crittografia e alla compressione trasparente dei dati.
Attenzione però che FileZilla client non ha nulla a che fare con la versione server, solitamente consigliata per creare un servizio server FTP, utile per consentire ad altri utenti che si collegano tramite un client-ftp di eseguire upload o download di files. Infatti esso è considerato un potente strumento open source che consente di predisporre la componente server dell’architettura FTP. Mentre la versione client serve per pubblicare il vostro sito on line ed è a differenza del primo gratuito, libero e a codice aperto. Oltre tutto esso è particolarmente consiglio per caricare, modificare e cancellare file del vostro sito come se fosse un normale pc connesso ad Internet.
A tal proposito FileZilla client, disponibile per tutti i principali sistemi operativi oltre a supportare i trasferimenti di file via FTP, SFTP, FTPS (il download può essere effettuato all’indirizzo https://filezilla-project.org/download.php?type=client) è rilasciato in GPL, un’importante licenza che generalmente permette l’uso sia in ambito commerciale che amatoriale con una grande libertà di manovra. Non è un caso che secondo le statistiche Sourceforge, FileZilla è tra i primi 10 programmi open source più scaricati al mondo.
In questo articolo vi offriremo una guida pratica all’uso di FileZilla client una volta installato sul vostro pc, consentendovi di configurarlo attraverso una serie di passaggi facili ed intuitivi che non richiederanno particolari conoscenze tecniche. Prima di tutto però dobbiamo precisare che tramite FTP è possibile caricare sul server (l’hosting condiviso per esempio) i file che consentono a siti come WordPress e Drupal di funzionare, ovvero file con queste estensioni: CSS (ad esempio style.css); HTML (index.html e così via); PHP e JS (javascript).
L’indicizzazione e il posizionamento di un sito web dipende da vari fattori, tra questi spicca la prerogativa responsive, termine che definisce la capacità di adattarsi alle diverse risoluzioni a seconda del dispositivo dal quale si sta accedendo (desktop, tablet, smartphone). Di conseguenza un sito responsive si adatta automaticamente alla grandezza dello schermo, al suo orientamento e alla sua risoluzione rendendo la visualizzazione ottimale a seconda del dispositivo che utilizziamo.
Tale prerogativa risulta indispensabile per il successo di un progetto web dato che l’usabilità del mobile è in fortissima crescita grazie alla grande diffusione di smartphone e tablet che sono diventati degli strumenti essenziali nella vita quotidiana delle persone. Essi ormai consentono di fare qualunque cosa: dall’acquistare prodotti e servizi al ricevere news e aggiornamenti restando sempre connessi con il mondo circostante tramite i social e le numerose app che hanno lo scopo di semplificare il modo di comunicare.
A tal proposito l’Istituto Gartner prevede che entro il 2017 saranno venduti in più oltre un miliardo di di smartphone e tablet, con un traffico dati mobile in crescita del 70%. Inoltre si è calcolato che la velocità di connessione alla rete dei dispositivi mobile è triplicata nel 2016 con un utilizzo medio degli smartphone del 80%.
Per questa ragione il Responsive Design è una delle tecniche più gettonate per sviluppare al meglio un sito web perché risponde alla comune esigenza di conquistare il target mobile, consentendo ai potenziali clienti di accedere ad un sito tramite qualsiasi dispositivo.
I Webmaster Tools di Google sono dei validi strumenti messi gratuitamente a disposizione da Google con lo scopo di offrire una panoramica completa del proprio sito e quindi una serie di informazioni connesse al suo posizionamento e alla sua indicizzazione.
Essi costituiscono una sorta di interfaccia con cui dialogare direttamente con Google e consentono di visualizzare una serie di statistiche su dati raccolti dal motore di ricerca relativi al proprio sito. Tali dati aiutano a diagnosticare eventuali problemi in modo da comprendere in che modo intervenire sul sito per migliorarne la visibilità e l’indicizzazione. In poche parole i Webmaster Tools si presentano come uno strumento indispensabile per instaurare un dialogo aperto e costruttivo con Google, perché dalla relativa analisi dei dati raccolti dal proprio sito possiamo procedere ad un’ottimizzazione mirata dei contenuti web.
Come aggiungere un sito ai Webmaster Tools?
Per usufruire di questi validi strumenti dobbiamo innanzitutto cliccare su questo link: https://www.google.com/webmasters/tools/home?hl=it e poi procedere alle varie fasi suggerite dal sistema. A quel punto dobbiamo cliccare sul bottone rosso che si trova in alto a destra (Aggiungi sito) ed inserire l’indirizzo connesso alla Home page, quindi non a pagine interne del sito, che sia necessariamente comprensivo di http.
Dopo di ché dobbiamo cliccare sul tasto di colore blu “Continua” per proseguire l’operazione, laddove saranno ammessi tutti i siti .it/.com/.net. Nel caso in cui il nostro sito è associato ad un dominio con le nuove estensioni dobbiamo procedere ad un’ulteriore fase di autenticazione necessaria per consentire solo al proprietario del sito di accedere alle statistiche della dashboard.
Per autenticare il sito sceglieremo il “metodo consigliato” e quindi ci verrà richiesto di scaricare un file HTML sul nostro pc che poi andremo ad inserirlo tramite un upload via FTP sul nostro sito, in modo che sia raggiungibile dalla Home. A questo punto possiamo cliccare sul tasto “Verifica” con cui validiamo l’operazione e di conseguenza il nostro sito, ricordando di lasciarlo caricato anche successivamente per dare la possibilità a Google di continuare a monitorare i nostri dati.
La velocità di caricamento di una pagina web è un fattore da non trascurare ai fini del successo di un sito, soprattutto perché la soglia di attenzione della generazione on line è drasticamente ridotta rispetto ad un testo scritto. Gli utenti sul web sono abituati ad una gratificazione immediata.
Per cui se l’informazione non viene servita nel momento in cui è stata richiesta, essi la cercheranno altrove. In siffatto contesto una relativa lentezza può spingere gli utenti a considerare quel sito mal funzionante con una consistente riduzione degli accessi che vanno ad incidere pesantemente sul traffico. Oltre tutto a ciò si deve aggiungere che tale lentezza può avere degli effetti deleteri sul posizionamento del sito, spingendo gli spider a declassarne la sua pertinenza. Per questo motivo bisogna assolutamente dare assoluta priorità alla velocità di caricamento del nostro spazio web.
Le cause che si nascondono dietro un’eccessiva lentezza del sito sono molteplici, ognuna delle quali prevede una serie di verifiche necessarie per risolvere nell’ immediato il problema. Per questa ragione vogliamo fornirvi una lista delle possibili cause che solitamente determinano il malfunzionamento relativo al caricamento delle pagine web di un sito:
Scarsa connettività con l’ADSL: in questo caso per capire se è un problema della nostra linea internet oppure no, ci basta semplicemente digitare sull’URL un altro sito qualunque e verificare se anche in quel caso la pagina web si carica lentamente. Ovviamente se tutti i siti che digitiamo riscontrano dei problemi nel caricamento allora si tratta della nostra ADSL, altrimenti il problema riguarda solo il nostro sito.
Pessima connettività con l’Hosting: nell’eventualità che si tratti di un malfunzionamento della nostra pagina web dobbiamo effettuare 2 test fondamentali e quindi dobbiamo sottoporre il nostro sito prima ad un Ping e poi ad un Trace Route: nel primo caso misuriamo il tempo impiegato dai pacchetti ICMP a raggiungere un server in rete e a ritornare all’origine, mentre nel secondo caso abbiamo l’opportunità di individuare il percorso compiuto da un pacchetto di dati per arrivare ad un computer remoto.
Sovraccarico del server: questo è uno dei problemi più diffusi che determinano un rallentamento nel caricare le pagine web di un sito. Tale malfunzionamento può dipendere da vari fattori: dagli aggiornamenti che vanno in automatico, da codici sorgente pagina che sono scritti male, dalla mole di dati aggiornati dal server del vostro hosting che non devono essere scelti solo per il prezzo conveniente o l’assistenza tecnica fornita. In questi casi bisogna intervenire direttamente nei codici della pagina per verificare se ci sono delle sostanziali anomalie.
Cattiva impostazione della cache: uno dei passaggi più semplici da effettuare nel momento in cui scoprite il rallentamento del vostro sito è quello di svuotare la cache o addirittura disabilitarla del tutto proprio per consentire una maggiore velocità nel caricamento del sito web. Questo perché il sistema a lungo andare è costretto a cancellare una parte della memoria contenuta dalla cache con lo scopo di fare spazio ad altri dati da salvare e nel fare quest’operazione automatica si produce un chiaro rallentamento dell’elaborazione.
Uso eccessivo dei plugin: nella maggior parte dei casi i plugin pur essendo uno strumento indispensabile per aumentare le funzionalità del tuo sito, tendono però ad aumentare il tempo di pre-caricamento delle pagine. Per questo motivo si consiglia di rimuovere quelli che non sono necessari e che rischiano solo di appesantire il portale nella fase di caricamento.
L’errore HTTP 500 Internal Server Error è probabilmente uno tra gli errori più odiati dai webmaster e dai possessori di siti perché segnala la presenza di un problema senza specificarne le cause. Con questa notifica il server, attraverso il browser, avvisa l’utente della presenza di un errore generato dalla pagina in esecuzione.
In pratica esso ci avverte circa la presenza di un problema che a lungo andare potrebbe danneggiare l’usabilità del nostro browser, senza però spiegarci di cosa si tratta realmente, gettando nel panico gli utenti. Di conseguenza siamo di fronte ad un errore generico generato dal server web che risulta impossibilitato a gestire alcune operazioni, le quali non possono essere sbloccate fin quando non verrà risolto il problema, di cui però non si conoscono le informazioni dettagliate riguardo la condizione di errore nella risposta inviata dal server. Solitamente esso dovrebbe restituire all’utente un registro di errori interno associabile ad ogni problema che si presenta nel caricamento della pagina web. Ragion per cui questo errore può essere causato da svariati fattori e in ogni caso rappresenta la spia di un’anomalia la cui natura non è ascrivibile nell’immediato, e tale incertezza genera a volte risoluzioni istantanee che finiscono però per peggiorare la situazione.
Quando compare questo errore si verifica una condizione inaspettata per il server che non riesce a soddisfare la richiesta dell’utente. Tale anomalia va’ ricercata all’interno del server che con questa notifica segnala la sua incapacità a restituire al client la risorsa richiesta. La genericità dell’errore non è casuale ma risulta una scelta ben precisi in termini di sicurezza, perché in questo modo si evita di favorire un intervento sconsiderato da parte di malintenzionati che potrebbero aggredire il sistema, cosa che accadrebbe se si esplicitassero agli utenti gli eventuali errori o le cattive configurazioni del server.
Con l’acronimo VPS (Virtual Private Server) si vuole indicare un computer virtuale che ogni utente può gestire in remoto. Si tratta di una tipologia di server che fonda la sua efficienza sulle proprie personalizzazioni, applicabili senza l’intervento del provider. Ogni VPS ha un proprio indirizzo IP, un proprio nome utente e password e si contraddistingue per la flessibilità delle proprie risorse. Esso è quindi a tutti gli effetti una macchina che simula le potenzialità di un server fisico, i cui dati sono riservati solo a coloro che lo attivano. Un VPS essendo gestito interamente dall’utente, quindi è consigliabile solo per coloro che abbiano un minimo di esperienza o che si affidino a servizi di virtual private server gestiti, in modo da poter intervenire in caso di problemi di tipo tecnico.
In teoria il VPS replica tutte le funzionalità di un server reale con la principale differenza che le risorse solitamente condivise dagli utenti su un hosting tradizionale possono essere utilizzate scegliendo il sistema operativo che preferiamo. In pratica possiamo orientarci verso una configurazione personalizzata, disponendo di un gran numero di risorse come RAM, CPU e di altri processi dedicati che consentono di ospitare più siti web, installando una serie di elementi necessari come software, librerie, ecc, a differenza dei servizi di hosting condivisi che sono meno versatili e flessibili.
Un VPS consente di ottenere una serie di vantaggi come per esempio l’esternalizzazione della manutenzione e di parte dei costi fissi legati alla gestione, oltre ad un netto risparmio rispetto alle soluzioni offerte da un server reale, senza trascurare la sicurezza comprovabile dei dati tramite backup automatici.
Al livello tecnologico i Virtual Private Server si ottengono grazie alle tecniche di virtualizzazione dei server fisici ognuno dei quali può ospitarne vari, assegnati a diversi clienti. Queste tecniche hanno come obiettivo quello di emulare, e quindi rendere virtuale uno o più componenti hardware reali. Nel concetto di virtualizzazione risiede l’utilità di un VPS, nel quale viene estrapolato un ambiente isolato e a sé stante a cui vengono associate una serie di caratteristiche di RAM, spazio disco, banda, indirizzi IP e sistema operativo che possono essere personalizzate a discrezione del cliente che attiva la VPS e delle offerte commerciali proposte dal provider.
La tipologia di un sito è un aspetto fondamentale nella costruzione di un proprio spazio web perché consente di scegliere su che tipo di impalcatura vogliamo costruire il nostro progetto on line. Infatti una delle differenze cardine tra un sito statico e un sito dinamico sta proprio nella sua diversa usabilità.
Prima di stilare una lista dei vantaggi e degli svantaggi per ognuno di questi due siti occorre innanzitutto spiegare bene per quale motivo un sito viene definitivo staticoo dinamico. Nel primo caso siamo di fronte ad uno spazio web “immobile”, i cui contenuti vengano modificati sporadicamente, solo se è necessario. Di conseguenza non vi è alcuna necessità di un aggiornamento delle pagine del sito, oltre ad essere totalmente privo di funzionalità interne capaci di facilitare la permanenza degli utenti sul nostro spazio web. Nel secondo caso abbiamo un sito “in movimento” dato che i contenuti sono costantemente aggiornati e condivisi dalla Rete, con lo scopo di rafforzare l’engagement del sito stesso aumentandone il grado di personalizzazione e fidelizzazione. Oltretutto i siti dinamici non hanno problemi di sicurezza legate ad SQL o code injection.
In siffatto contesto i siti dinamici vanno per la maggiore per via della possibilità di interazione e coinvolgimento con la Rete, innescando inevitabilmente un aumento del traffico e dunque della visibilità del sito stesso grazie ad un CMS come Joomla o WordPress su cui caricare ed editare i proprio contenuti. Ma questa versatilità può rivelarsi un’arma a doppio taglio per siti che invece hanno bisogno di procurarsi semplicemente nuovi clienti e di aumentare il fatturato annuo delle vendite. Su questa lunghezza d’onda un sito statico può conquistare un posizionamento migliore di un sito dinamico, perché basato su una serie di keyword immutabili nel tempo che hanno permesso al nostro spazio web di guadagnarsi un ottimo livello di pertinenza rispetto alle query ricercate dagli utenti nella search box dei browser.
Un sito dinamico per quali progetti è consigliabile?
Un sito dinamico può generare traffico e aumentare il numero delle conversioni se si tratta di un e-commerce, di un portale turistico o immobiliare, di un aggregatore di notizie, di un comparatore di prezzi, di annunci o di un sito per la vendita di biglietti, viaggi e coupon. Insomma per tutti quegli spazi web dove è indispensabile un aggiornamento dei contenuti che consente ai potenziali clienti o visitatori di interagire con il sito stesso.
Un sito statico per quali progetti è consigliabile?
Nella fase di creazione di un proprio spazio web la registrazione di un dominio è un’operazione fondamentale per una serie di motivi legati alla ottimizzazione e al posizionamento del nostro sito on line. Di conseguenza per poter essere raggiunti facilmente nella Rete, occorre possedere un indirizzo web, un URL da digitare nel browser che consente agli utenti di trovare il nostro sito e visualizzarlo.
Come si sceglie il dominio giusto?
La scelta del dominio è strettamente connessa alla valutazione che i motori di ricerca faranno delle pagine che pubblicheremo all’interno del nostro sito. A tal proposito la URL (Uniform Resource Locator) e cioè la sequenza dei caratteri che identifica una risorsa all’interno della Rete è un’informazione molto importante perché il motore di ricerca la tiene in gran conto al momento di prendere delle “decisioni” sul posizionamento. Di conseguenza se vogliamo che il nostro sito conquisti una buona posizione nella pagina dei risultati del motore di ricerca e quindi nella SERP (Search Engine Report Page) dobbiamo favorirne l’ottimizzazione seguendo le regole della SEO (Search Engine Optimitation). Per cui è consigliabile (ma non obbligatorio) scegliere come dominio un nome che ha che fare con la tematica trattata dal nostro sito, meglio ancora la parola chiave su cui punteremo nella fase di ottimizzazione. Questo perché il motore di ricerca tende a indicizzare solo la Home Page del nostro spazio web.
Ci sono ovviamente dei casi in cui la regola di inserire la parola chiave nel dominio può anche non essere rispettata. In particolare possiamo affermare che la scelta del dominio dipenda dalla tipologia di promozione del nostro spazio web. Ragion per cui se tra le nostre priorità spicca la necessità di costruire la web reputation del nostro brand e quindi desideriamo farlo conoscere in Rete è ovvio che dobbiamo inserire il nome del brand nell’indirizzo web e puntare al posizionamento in un altro modo. In generale la scelta del nome del dominio va’ fatta con molta cura e attenzione, tenendo bene a mente che esso non può essere cambiato per almeno un anno.
Che differenza c’è tra un dominio e un hosting?
Per poter creare un sito web abbiamo bisogno di entrambi, laddove il dominio viene fatto puntare verso lo spazio hosting acquistato precedentemente, in modo che se l’utente digita il nome del sito web viene indirizzato verso lo spazio che abbiamo registrato.
La registrazione avviene tramite servizi di hosting (provider) che offrono ai possessori di siti la possibilità di registrare il proprio indirizzo web tramite un abbonamento che consente di utilizzare uno specifico spazio server nel quale viene caricato il nostro sito. Se vogliamo comprare un dominio dobbiamo semplicemente scegliere il nome e registrarlo. Se invece vogliamo sottoscrivere un piano di hosting nel quale ospitare i file del nostro sito allora dobbiamo accedere ad un piano specifico. In generale la maggior parte degli hosting provider offrono assieme all’acquisto dello spazio server la registrazione gratuita di un dominio per il primo anno.
Nell’eventualità in cui vogliamo semplicemente comprare un dominio solo per assicurarci che non venga acquistato da altri, possiamo usare uno tanti servizi che consentono la registrazione del dominio senza sottoscrivere un piano di hosting. In quel caso dobbiamo fare una serie di valutazioni sulle caratteristiche del Service Provider cercando di orientarci verso aziende dalla comprovata solidità, il cui costo di registrazione e dei successivi rinnovi siano equi e indispensabili, quindi dobbiamo verificare se l’offerta sia completa di tutto ciò che ci serve per gestire il nostro sito web con un occhio di riguardo al servizio di assistenza e all’autonomia nella gestione del dominio e di eventuali pratiche di rimborso.
Dove registrare un dominio?
Esistono numerose piattaforme che offrono la possibilità di registrare un dominio, tra queste vi segnaliamo Pop.it, uno tra i più economici sul mercato ma anche semplice e veloce come del resto NameCheap che ha dei costi decisamente irrisori, anche se il più famoso attualmente è Register.com considerato il facile e intuitivo. Tra gli altri registrar disponibili vi segnaliamo Enom, DotSter e Interhosting.